lunedì 26 dicembre 2022

Roberto Calamai, da affezionato lettore, dice argutamente la sua su IL SUPPLENTE. Grazie, Roberto!

 

Giusto qualche impressione: noir fiorentino in salsa dolce-amara. Ricorre il tema della Firenze "bene" (che a questo punto penso tu abbia frequentato in età liceale) con la sua maschera di perbenismo. Gli omaggi ad Agatha che mi pare rimandino a Dieci piccoli indiani e Assassinio sull'Orient Express non passano inosservati. Complimenti per le citazioni dotte di latino e greco, oltre che di letteratura nostrana, che ormai fanno parte della tua impronta, come fa parte della tua impronta proprio quel contrasto dolce-amaro di cui ti dicevo all'inizio, quasi in stile monicelliano (o virzìniano). Aldilà della trasgressività delle due co-protagoniste "più una", che proprio tanto trasgressiva non mi pare, e del triste fatto di cronaca che fa da movente per la vendetta finale, vedo - ma potrei sbagliarmi -  una velata denuncia dell'ipocrisia di un certo "sessantottismo", che ha predicato bene e poi razzolato male in tanti ambiti della nostra società. Mi è piaciuto molto lo stile scenografico, con i capitoli alternati, come si ritrova anche in altri autori.

 

 

 

 

 

lunedì 21 novembre 2022

Il prossimo appuntamento: sabato 3 dicembre con Giuseppe Previti e Maurizio Gori


 

Appuntamento in enoteca "Da David"(non a Budapest ma a Pistoia). Grazie ai numerosi amici che sono venuti a brindare alla salute dei bizzarri personaggi del mio ultimo romanzo.















 


 

"Appuntamento a Budapest" : una gradita recensione dell'amica Enrica Montagni

 


Un romanzo “denso e delicato”.

Denso” perché sono molte le tematiche affrontate: le stagioni della vita e in particolare la terza età, la violenza sulle donne, il viaggio...

“Delicato” perché tratta questi temi in modo lieve e con la solita ironia dell’autrice.

I personaggi sono delineati con sapiente analisi psicologica, in primis Giorgio, dalla gioventù all’età della pensione. Lo studente, futuro medico, secchione e un po’ imbranato, il medico in pensione in viaggio a Budapest, per chiudere il cerchio con il suo passato.

E poi c’è Oscar l’amico, suo coetaneo ma completamente diverso, pieno di vita e di iniziativa, capace di vivere alla giornata per cogliere i piaceri che la vita può ancora riservargli. L’ancora di salvezza per Giorgio che senza di lui chissà come avrebbe potuto cavarsela in una città straniera e sconosciuta.

Il personaggio femminile di Marina è per Giorgio come un sogno, un mito nella sua immaginazione. Marina con la sua fulva chioma e la sua bellezza, trasgressiva, apparentemente spavalda e sicura di sé, ma in realtà fragile e disincantata. Marina che non prova nemmeno a sfuggire al suo destino, a quel Marcello pazzamente innamorato di lei, ma psicologicamente disturbato, geloso, aggressivo e pericoloso.

Con delicatezza e ironia la narrazione ci coinvolge in vicende anche tragiche, in un alternarsi fra passato e presente. E il finale, anch’esso delicato e un po’ struggente, con la storia lasciata in sospeso, induce sicuramente il lettore a molte riflessioni.

Insomma una lettura piacevole e divertente, ma mai banale.  

 

mercoledì 2 novembre 2022

Una sapiente recensione di Carolina dei Franci che ha colto perfettamente lo spirito de L'ESTATE DI MIMI'

 

La parola chiave di questo romanzo? Nostalgia. Non saprei trovarne un’altra  per definirlo. Ogni romanzo ha secondo me una parola che lo racchiude, così “Berta Isla “ di Marias ha “menzogna”, “Patria” di Aramburu “Perdono”,  Una vita come tante” di Yanagihara “amicizia” e così via. Ecco Nostalgia è la linea sottile che percorre tutto il romanzo, dall’inizio alla fine, anche se non viene mai detto apertamente.

Chi è nato in un luogo e poi  è vissuto in un altro, o chi semplicemente è stato felice in un luogo da cui è dovuto andare via, sa benissimo di cosa parlo. Così Mimì  è calabrese e della sua terra porta dentro impressi i colori, i sapori, i suoni: la sua vita fiorentina si è semplicemente sovrapposta sull’altra, come un velo pronto a sollevarsi al minimo spirare di un  ricordo. Mimì non è un uomo felice: il matrimonio è stato un disastro, la relazione con la collega Marina idem, la figlia è lontana in tutti i sensi anche perché giovane e, giustamente, egoista, il lavoro non lo soddisfa. Il ritorno a San Gregorio è per lui come una terapia del dolore e della disillusione. Si immerge nel paese e, pur nei cambiamenti, ritrova quella parte di sé che a Firenze aveva prima nascosto, per inserirsi, e alla fine un pochino smarrito. Ed ecco che, riappare quasi dal nulla  Ciccina, la bella, intrigante e inarrivabile Franca col suo maglioncino turchese, pronto ad esplodere nell’immaginario dei giovani maschi del paese, tutti  innamorati di lei senza speranza. E poi le ragazze del piano di sopra inconsapevoli, o forse no, del loro potere seduttivo dovuto alla giovinezza prorompente nei confronti di Mimì, che appare ai loro occhi una facile preda. Gli amici del bar della piazza principale  sono poi sempre gli stessi, con qualche capello bianco ma con le solite discussioni e le solite affermazioni sulle donne, sulla politica, sul comportamento  ambiguo di Mimì. In effetti la bella Franca, ora vedova del barone, per togliersi un terribile dubbio, si avvicina pericolosamente al professore che viene salvato, o impedito a seconda dei punti di vista, da una serie di telefonate inattese da parte della moglie e della figlia. Ma è Anna che gli torna in mente, la ragazzina vicina di casa, il suo primo vero amore, o forse l’unico, perché mai concluso. Tornano come da un lago di ricordi gli incontri fugaci e intensi, la scoperta del proprio corpo e di quello dell’altro, tutto  di nascosto alle famiglie. Altri tempi, altra mentalità: se fossero stati scoperti sarebbe stata una tragedia. Poi la partenza e la promessa di vedersi ancora interrotta dalla tragica morte di lei, arrivata come una fucilata in pieno petto perché nessuno poteva immaginare quello che c’era stato tra di loro. E’ qui , in poche  righe che si avverte forte il morso della nostalgia, resa impossibile dalla morte e, forse anche si capisce quell’atteggiamento passivo e privo di speranza di  Mimì davanti all’amore. La zia Felicina, croce e delizia di ogni nipote, lo  cura e lo coccola come fosse ancora un ragazzo  e lo consiglia sempre, anche senza farsene accorgere, tramite la sua cura ossessiva del cibo. Si capisce che al di là di un atteggiamento apparentemente bigotto e ottuso, zia Felicina capisce e comprende del mondo molto più di tante donne, anche più giovani e smaliziate di lei.  E poi, romanzo nel romanzo, c’è un Decamerone declinato in calabrese con le deliziose storie raccontate da  Giannuzzella al professore che ne deve ricavare un libro per l’editore Vescovelli. Sono storie di famiglia, particolari e intriganti, condite dal profumo dei cibi che la Musa di Mimì accompagna ad ogni storia.  Nel leggere questo romanzo ho ripensato alla mia vita in un luogo che ho amato molto  e da cui mi sono dovuta allontanare, ho rivisto le case bianche nel riverbero del sole,  quelle stradine in discesa, quei profumi provenienti dalle cucine delle case allora sempre con le porte aperte per il viandante, e poi in lontananza il mare come una linea azzurra indefinita tra acqua e cielo.

Questa scrittrice ha il dono e la capacità di suscitare tante emozioni, anche contrastanti, che vanno al d là del testo stesso, cosa che non  capita spesso  in altri autori. Mentre in questo libro  si va avanti nella lettura, bisogna fermarsi ogni tanto e guardare lontano e allora , come a Mimì, riaffiorano tanti ricordi di un luogo lontano, di una persona molto amata che, smussati dal tempo, appaiono incredibilmente belli, dolci  e consolatori del presente.

giovedì 13 ottobre 2022

Un'altra gradita recensione da una raffinata lettrice. "Il supplente" colpisce ancora

 

Recensione di Giulia Minea Papaphilipou 

 

IL SUPPLENTE

 

 

Ho letto, su indicazione di altri amici lettori,”Il supplente” di Laura Vignali. Già avevo letto altre opere di questa scrittrice e ne ero rimasta impressionata per la sua capacità di usare un tono (falsamente) leggero per esprimere situazioni e sentimenti profondi, coinvolgenti e a volte dolorosi.

Quando ho cominciato “Il supplente” era il primo pomeriggio, convinta che, come sempre, dopo mezz’ora di lettura avrei ripreso le mie sudate carte e il mio lavoro. Non è stato possibile, e non è la prima volta che mi capita con i testi di questa scrittrice. Ho letto, letto, letto ed ho interrotto solo perché ormai i miei occhi erano troppo stanchi ed impegni inderogabili, la cena, mi chiamavano. E poi ho ripreso, in pratica senza più smettere.

Isa, Toni e Tilde sono diventate nella notte le mie compagne di classe di tanti, tanti anni fa. Sono tornata con loro nei corridoi dalle grandi finestre del mio Liceo, ho udito di nuovo il brusio, lo scalpiccio veloce dei ritardatari e le porte di classe che sbattono. Ero lì con loro, quasi fisicamente, senza un filtro che mi dicesse che questo non era possibile. E poi ho sentito, come allora, che i dubbi, le paure delle tre amiche erano i miei di allora: il primo confuso approccio all’amore e al sesso, visto con gli occhi di giovani donne che già avevano usufruito della rivoluzione sessuale operata con tanta fatica dalle sorelle maggiori. Sono Tilde, Toni e Isa ragazze che non usano mezzi e mezzucci per essere vere donne,  brave nello studio e nel rapporto con gli altri, coraggiose, temerarie in amore. Anche loro compiono errori, e chi non ne ha commessi ai tempi dorati della giovinezza, faccia un passo avanti …

Il Ciampi, visto prima con rapimento e stupore in una scuola ingessata e vecchia da sempre, si rivelerà grazie a loro per quello che veramente è: un uomo piccolo, piccolo, un ganimede invecchiato collezionista di avventure e di feticci, ma solo, solo come un cane per non aver costruito nulla di vero, al di là della sua indubbia capacità di studioso di letteratura. Le sue avventure di letto, nemmeno esaltanti per la partner di turno, sono lo specchio del suo animo superficiale ed egoista, mai attento a chi ha di fronte.  Solo dopo tanti anni e un lungo e doloroso lavoro di ripensamento, le tre Grazie diventaranno Erinni, dispensatrici di una giustizia che al momento giusto era mancata.

Su tutti si innalza la figura di Leone Hofer che, come un tragico Aiace, si vendica con la sua morte delle offese subite. La sua ricerca di cambiare la società non poteva non scontrarsi con la supponenza del Ciampi e del suo ipocrita mondo piccolo borghese. In fondo al Ciampi, e non dico mai professore perché non lo merita, era facile innalzare e distruggere chiunque si trovasse sul suo cammino con la stessa leggerezza con cui si spara nei tirassegni delle fiere paesane. Il  gesto estremo di Leone e la lettera dolce e tragica a Toni, e aggiungerei al mondo intero, suonano come uno schiaffo e un avvertimento proprio a quel mondo ancora chiuso ai cambiamenti che, si avvertiva, erano ormai alle porte e non più rimandabili. Il Ciampi nella sua piccolezza umana non poteva competere con un ragazzo che aveva nella sua risolutezza e nel suo candido ottimismo di riuscire a fare qualcosa di buono, i segni del gigante, e così usa la sua unica arma: la vendetta, la più meschina e la più vile. Leone subisce il crollo delle sue speranze, perde l’anno scolastico e l’esame di maturità, del tutto innocente senza però poterlo dimostrare in un ambiente chiuso in se stesso e incapace di alzare lo sguardo verso l’altro.

Come non ricordare episodi, certamente meno tragici, ma simili nel loro squallore, avvenuti in qualche classe del proprio Liceo? E quanti Ciampi, anche in gonnella, c’erano e ci sono ancora a giro?

In questo senso il libro è esemplare, descrive un mondo che non ha più tempo, ‘“allora” può essere anche “oggi”, se ascoltiamo qualche alunno che abbia o abbia avuto  il coraggio di essere  divergente dalla mentalità richiesta in questo ambiente.

Niente sfugge all’autrice nel descrivere, nel far sentire sulla pelle, il dolore e il bisogno di capire e capirsi delle tre ragazze che poi sono, in un certo senso, tutte le ragazze del mondo di allora.

Toni mi è rimasta nel cuore più di tutte. I suoi capelli rossi come una sfida, la sua determinazione, la sua famiglia disastrata e poco amorevole, la fanno risaltare come una eroina. Isa e Tilde hanno una famiglia, anche se con tanti difetti, ma sono in qualche modo protette, Toni invece non ha paracadute. E chi proviene da una famiglia disastrata come la sua, non può non sentirsi amica e sorella, anche nella forza che mette per uscire da una situazione che potrebbe renderla rancorosa e cattiva. E Toni è tutt’altro e lo dimostra.

E poi Marco Tullio, classico giovane letterato, di buona famiglia, senza esperienza del mondo e soprattutto delle donne. Lui è sempre tra le nuvole ed è Rosy la sua realtà, quella  anche fisica, che lo riporta sulla Terra. Il buonsenso di Rosy e la sua mancanza di stereotipi, spesso presenti in antichi liceali, sono il lasciapassare per una vita vera, che, si intuisce, renderà felice l’imbranato studioso.

Devo aggiungere altro per convincere  altri lettori ad avvicinarsi a questo bel romanzo?

Penso di no. Aggiungo anche un bravo all’autrice, e un grazie  per le emozioni, i ricordi, la nostalgia di un tempo forse anche felice, per i moti dell’anima che con la sua scrittura è riuscita a suscitare.

 

 

 

 

lunedì 26 settembre 2022

Una recensione ( generosa e assai gradita) della prof.ssa Elisabetta Colonnesi, lettrice e amica di lunga data. Grazie, Elisabetta!

 

Ho letto diversi libri di questa autrice, anzi di questa scrittrice. Perché della scrittrice vera ha lo stile personalissimo di scrittura, sensibilità e capacità, in certi passaggi, uniche nel descrivere dal dentro i personaggi. Non posso nemmeno dire che sia una scrittrice solo al femminile, anche se le donne sono spesso il personaggio chiave della storia, perché gli uomini, i maschi appaiono con le loro debolezze ma anche con la fragilità e le paure di tanti esseri umani, tanto da creare una straordinaria empatia. Fughe e ritorni, inganno e verità, anzi false verità, sono la traccia su cui si muovono i personaggi alla ricerca di un qualcosa che a volte sarebbe meglio non sapere. Ma la vita è proprio questa continua ricerca di qualcosa che, a ogni età, risponda ai nostri desideri più nascosti. Definirei quindi Laura Vignali scrittrice a tutto tondo che davvero merita di essere letta e conosciuta anche al di fuori di un ambito esclusivamente regionale, se non nazionale.  Nei suoi libri c’è tanto: personaggi come Orso e Ninà, che entrano nell’anima col loro amore fuori da ogni canone di età, luogo, condizione sociale. O come Valeria e il suo rifugiarsi in una speranza che , se è consolatoria sul momento,  porterà dolore, ripensamenti ma anche una vita nuova. Quando poi la scrittrice affronta temi legati al mistero o a qualche lontano misfatto, aggiunge spesso, magari con una deliziosa citazione classica di Don Bruno, un tocco di leggerezza che interrompe la tensione.  Infine due parole sul paesaggio, senza dubbio la campagna toscana, e poi Firenze con i suoi viali alberati, i rintocchi dei campanili e le sue gelide panchine di pietra. E’ questo il paesaggio, la città che la scrittrice conosce e sente profondamente nel quale i personaggi si muovono e si stagliano quasi ritagliati come figure dallo sfondo. Non ho ancora letto “Il supplente” e “L’estate di Mimì” che mi dicono siano bellissimi e per i quali mi riservo una ulteriore e più precisa recensione. Brava Laura!

 

Elisabetta Colonnesi

 

 

 

mercoledì 18 maggio 2022


 

martedì 17 maggio 2022


 

L'intervista

https://fb.watch/d2uKbUpGZy/ 

Maria Lorello presenta "Il supplente" a Radio Pistoia Web con Federico Fagioli 16 maggio 2022



 


11 Maggio 2022: La compagnia di Patrizia Maestripieri mette in scena : "La sartina di Gello e il pan molle fatale" e "Ultimi fuochi da Cesenatico" al teatrino de"L'Angolo" ( quartiere Fornaci, Pistoia)

venerdì 15 aprile 2022

Anche "Il dubbio di Bianca" è stato recensito da Renato Campinoti. Bianca ringrazia.

https://www.facebook.com/groups/GRUPPOSCRITTORIFIRENZE/permalink/3092474267675029/ 

 

Lucia Laterza si trova presso Troghi.

45 m Rignano sull'Arno 
Ho appena finito di leggere questo bel libro di Laura Vignali che consiglio a tutti i lettori amanti del genere thriller meta letterario, ma anche a tutt* coloro che amano semplicemente leggere, di acquistare.
Un giorno e mezzo di lettura serrata.
Con i nipoti che scorrazzavano intorno e che mi invitavano ogni 2 per tre a giocare con loro al labirinto di Herry Potter o di guardare la loro città distopica fatta interamente con quella meraviglia dei lego dei nostri tempi moderni.
Oltre alla storia molto ben raccontata, tante sollecitazioni intriganti.
Il narcisismo maschilista del solito maschio alfa di un supplente in un liceo classico fiorentino. Una III B fatta di ragazzi e ragazze ognuna a suo modo rappresentativi di un microcosmo trasversale ad ogni latitudine sociale e geografica.
Un trio femminile/femminista intriso delle nostre contraddizioni storiche.
Una storia forte e delicata insieme.
Brava Laura Vignali.
Potrebbe essere un'illustrazione
Tu e altri 2
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venerdì 11 marzo 2022