UN TESORO DI PENSIONE
di Cristiano Rafanelli
Ho soggiornato per qualche tempo
alla Pensione Tripoli di Viareggio, gestita dalla pittoresca signora Flora,
sempre alle prese con troppi chili e molti creditori. Ho conosciuto Clara, la
sorella, madre superiora molto sui
generis del vicino Istituto Suore Mantellate. Ho accarezzato Sibilla, la
vecchia cagnolina con spiccate doti medianiche. Ho incontrato Jago Antonio
Miranda, enigmatico straniero decisamente somigliante a Rupert Everett…
No. Non ho mai alloggiato alla
Pensione Tripoli, ma è come se lo avessi fatto. Mi ci ha accompagnato Laura
Vignali, nel suo intrigante romanzo Pensione
Tripoli, appunto.
E, man mano che leggevo, le
parole prendevano corpo e i personaggi uscivano dalle pagine diventando
persone.
Ecco, è questa una cifra
ricorrente di Laura Vignali: i personaggi che crea non rimangono sul foglio, ma
dialogano con il lettore; le atmosfere che descrive non sono solo parole, ma ti
coinvolgono e ti fanno vivere in prima persona quegli eventi.
Così anch’io ho condiviso le vicende
personali e umane di Giovanna, ex-moglie tuttora partecipe della tumultuosa
nuova vita sentimentale del “fedigrafo” marito Fofò.
Io stesso ho partecipato alle
segrete esplorazioni notturne – via via sempre meno segrete – alla ricerca di
un misterioso tesoro.
E anch’io sono rimasto a
contemplare il ritratto di Gabriele D’Annunzio, che diffondeva nella sala da
pranzo tutto il fascino e il carisma di un Vate che si rispetti.
Anch’io, insomma, sono stato
ospite della Pensione Tripoli.
Una frequentazione che consiglio
vivamente in estate; una lettura fresca e spumeggiante, impreziosita dai
riferimenti letterari cui Laura Vignali ci ha abituato: da Shakespeare a Garcia
Marquez, da Plauto a, naturalmente, D’Annunzio.
Un modo divertente ed elegante di
dimenticare il caldo, allontanare i pensieri, farsi conquistare da una commedia umana che vorresti veramente
incontrare nella realtà.