Carissima
Laura,
pochi
giorni fa ho finito di leggere Appuntamento a Budapest.
Cosa dire
… è veramente un bel romanzo, in cui sia la storia, sia lo stile di scrittura
mostrano un ulteriore passaggio della tua maturazione di scrittrice noir.
Mi è
piaciuta molto la tecnica del “flashback convergente”, in cui le linee del
tempo del racconto presente e del racconto passato progrediscono fino ad
incontrarsi, creando una sorta di crescendo di emozioni che porta ad accelerare
la voglia di “vedere come va a finire” (penso a Stephen King, che obbliga il
lettore ad una galoppata di lettura per arrivare in fondo alle 300-500 pagine!)
E poi,
come in molti altri tuoi racconti, c’è sempre una morale e un senso di
“giustizia di fronte al torto” del cattivo di turno. Il tema “forte"
(Marcello e Marina) si mescola alla leggerezza di altri personaggi (Oscar,
Giorgio, il dottorino, la ex ...) quasi a creare un contrasto addolcente, che
però mantiene la sua natura di contrapposizione. E al termine, un “quasi"
lieto fine, che lascia al lettore un po’ di sano dubbio: chissà come andrà a
finire davvero? Riuscirà Allegra a fare la fatidica e agognata telefonata a
Giorgio, o Giorgio si troverà un solo figlioccio? Oppure: riuscirà Giorgio a
rompere tutti i suoi legami e raggiungere l’amico a Lisbona, come nel film Le
ali della libertà, in cui Morgan Freeman raggiunge in Messico il suo amico Andy
(Tim Robbins)?
In fondo
rimane un po’ di compassione per quel protagonista sognatore, che sperava che
un’avventura estiva fosse la svolta della sua vita senza particolari
soddisfazioni, almeno finché non è andato in pensione, eccetera eccetera!
Da
ultimo, non posso non pensare al tuo amore per Giuseppe, che ogni tanto ritorna
nei tuoi racconti più che un semplice cameo alla Hitchcock maniera: deve essere
una bella sensazione poter inserire persone care all’interno di un racconto.
Complimenti ancora.
P.S.:
purtroppo sono un diesel nel riflettere sulle cose passate: tra Appuntamento a
Budapest e Il Supplente ho notato sì una maggiore leggerezza nel primo rispetto
al secondo, ma anche alcune cose in comune: oltre alla tecnica del flashback,
entrambe le vicende hanno un lato amaro, con un “delitto” che viene vendicato.
Ma mentre il delitto di Appuntamento a Budapest è mosso dalla gelosia, ne Il
Supplente il delitto ha come origine un altro delitto molto più subdolo e
deprecabile: l’abuso di posizione dominante condito da un certo cinismo sadico
che mi ha veramente colpito e su cui ogni tanto torno con la mente (lo prova il
fatto che ne sto ancora scrivendo).
Un caro
saluto.
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