Recensione “Appuntamento a Budapest” di Sissi Desi
Da qualche parte mi ricordo di uno slogan
che diceva “Una telefonata ti salva la vita”: faceva ridere ma conteneva una
profonda verità. Ecco, secondo me, anche i libri, la lettura tante volte, se
non salva la vita, salva da tanta malinconia, tristezza, a volte anche
delusione, rabbia. Perché leggere ti permette di essere tante persone, diverse
da te, con una propria storia che poi alla fine, non so come, ma confluisce
miracolosamente nella tua.
Leggi e poi ti accorgi che in quel libro
c’è un pezzo, grande, piccolo, microscopico di te e della tua vita. A volte ti
consoli, pensando che in fondo non sei l’unico al mondo con quel particolare
passaggio, a volte trovi la giustificazione a qualcosa che hai fatto e magari
nemmeno ti è piaciuto. Perché dico questo: perché da un pezzo non riuscivo a
leggere, cosa per me gravissima e indice del mio malessere, giustificato da una
serie di fatti che non elenco. Avevo provato a leggere “Appuntamento a
Budapest” qualche tempo fa, poi mi ero fermata perché non mi andava di sciupare
la lettura di un romanzo di una scrittrice che adoro, con la mia testa volante.
Invece il miracolo è accaduto: lunedì ho ripreso il libro e in due giorni
(notte compresa) me lo sono letto.
Anche questo mi è piaciuto tantissimo e,
come dicevo, in un certo senso mi ha, se non salvato la vita, di sicuro mi ha
dato una bella spinta a leggere e, aggiungo, a tutto il resto.
Del romanzo mi è piaciuto l’intreccio, in
pratica due romanzi in uno con un’unica storia. Giorgio, vecchio, solo e imbranato
dall’amore distruttivo delle vecchie zie, non è un caso isolato: di Giorgio
Giannini ce ne sono tanti a giro. Anche senza le zie. E poi Budapest, città che
adoro, appare non come sfondo ma come protagonista con i suoi colori e la sua
atmosfera fin de siècle accanto al vecchio dottore. Imbranato sì, ma capace di
andare fino in fondo quando il ricordo dell’unica gioia vera e personale della
sua vita si trasforma in un atroce dubbio.
Questo vecchio, forse nemmeno tanto, mi ha
coinvolto in una maniera che mi sono dovuta imporre di non correre a leggere
l’ultima pagina: mi sarei guastata tutto. L’autrice lo accompagna quasi per
mano, complice e con tanta tenerezza nel suo cercare la figlia che spera di
avere. Non c’è il lieto fine, meglio, troppo scontato. E nella vita, specie in cose simili, il lieto
fine non c’è quasi mai e, se c’è, finisce sul giornale o peggio, alla tv.
Sarebbe stato un vero tremblement de terre per Giorgio e il suo cuore
malconcio, e poi chissà le chiacchiere di provincia, i sorrisini, la
condiscendenza di chi crede di essere in possesso della Verità. Giorgio, che
pure ha mostrato coraggio e intraprendenza per lui incredibili andando a Budapest
alla ricerca di Allegra, avrebbe poi avuto la forza di sostenere tutto quanto?
Vivere in provincia a volte può essere un inferno, se non sei forte e non te ne
freghi delle maldicenze. E lui, che pure avrebbe voluto portare via Marina e
sostenerla, non so se poi col passare degli anni avrebbe resistito. Ma chissà.
Forse l’autrice riprenderà Giorgio e Allegra. Non lo so. E non so nemmeno se lo
desidero perché mi piace pensare a Giorgio, come a un’altra me stessa, che
rimane col dubbio, e quindi con un margine di speranza e di sogno, anche se non
lo dice all’amico.
Posso dire due parole per la scrittrice? I
suoi romanzi mi sono piaciuti tutti. Fin dai primissimi. E ne ho letti
parecchi, non dico tutti. Scrive in modo molto piacevole, personalissimo
soprattutto nei dialoghi, elegante, ma, al di là di alcuni passaggi
spumeggianti, a volte con l’ironia e la lingua tagliente dei toscani (non dico
dei fiorentini come me: siamo terribili e antipatici …) si sente la profondità
e la ricerca di scavare nel personaggio con una partecipazione e una conoscenza
della sofferenza, tante volte accuratamente nascosta, insolita in genere negli
scrittori moderni. Questo la consegna a una cerchia ristretta per qualità e
stile di scrittura. Oggi scrivono tanti, forse troppi, direi tutti ma a lei il
titolo di Scrittrice calza alla perfezione senza se e senza ma. E meriterebbe di essere letta, conosciuta,
apprezzata molto, molto più ampiamente di quanto non lo sia già. E aggiungo:
tradotta.
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