UNA STORIA FRA PROUST E JOYCE
Questo romanzo Una storia fiorentina, di Laura Vignali,
ha un difetto, anzi due: è scritto troppo bene e la storia è troppo avvincente.
Risultato? Da un certo punto in
poi lo si divora letteralmente!
Le pagine sembrano sfogliarsi da
sole, le tue mani non possono farci niente.
Sei ansioso di sapere cos’è
successo a Michele, scomparso venti anni fa.
Sei curioso di vedere se fra
Valeria e Franz divamperà alfine una vecchia fiamma mai del tutto sopita.
Sei consapevole di essere prigioniero
di questa vicenda, che non ti lascerà libero finché non sarai arrivato
all’ultima pagina.
Ecco il difetto: il piacere dura
troppo poco. Non perché il libro sia breve, ma perché lo leggi tutto d’un
fiato.
Difetto? Fossero tutti così, i
libri.
Questa Storia, poi, ti prende, anche perché raccontata, come è solito
della Vignali, con notevole sapienza letteraria.
Gli avvenimenti si dipanano
infatti fra presente e passsato, con quelli che sembrerebbero semplici flash-back. Ma sono qualcosa di più complesso.
E’ la tecnica del flusso di coscienza, lo stream
of consciousness tanto caro a Joyce e a Proust. Il passato torna, ma non
solo con i fatti, bensì con il coinvolgimento emotivo e psicologico di chi lo
rivive.
Senz voler niente togliere alle
precedenti opere di laura Vignali, questo mi sembra un deciso salto di qualità.
E l’unica domanda che abbiamo per
Laura è: a quando il prossimo?
Ma già lo sappiamo: perché SETTE STORIE ci attendono invitanti NEL CASSETTO.
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