giovedì 24 settembre 2015

Un'altra gradita (nonché assai benevola) recensione di Cristiano Rafanelli a "Sette storie nel cassetto". Grazie e ancora grazie.

MEMORIE DI ADRIANA

Marguerite Yourcenar ci perdonerà se parafrasiamo il titolo del suo celebre romanzo per introdurre il commento all’ultimo libro di Laura Vignali, Sette storie nel cassetto.
Ad aprire questi sette scrigni della memoria è infatti Adriana, la protagonista, che ci avverte subito fin dal prologo di essere ossessionata dall’armonia esteriore degli oggetti e degli ambienti, ma che, con il contenuto di questi cassetti, sembra voler mettere ordine anche nella propria mente, risvegliando un passato che si rivela quanto mai presente.
Ogni cassetto contiene oggetti e spunti che rimandano al passato della protagonista, rivissuto insieme ai compagni, amici e conoscenti di allora.
In questo suo lavoro Laura introduce un registro per lei non consueto: quello dell’elegia.
E’ infatti con una certa malinconica dolcezza che ripensa a tante figure di quegli anni: il secchione Piergiovanni; i musicisti rivali Tony e Ricky; Eugenio, che di Montale aveva solo il nome, ma che lo emula nella raccolta di liriche dall’improbabile titolo Gusci di cozza; la bistrattata Celeste, col suo candore inconsapevole; Orso e Nina, dignitosi vagabondi; Annetta e Guido, protagonisti di una guerra coniugale senza quartiere; e, infine, una ignota lettrice, dal sapore particolarmente autobiografico.
Laura Vignali ama i suoi personaggi, queste figure che fa emergere dalle nebbie del passato per restituire loro un po’ di sole.
In particolare, l’autrice sembra riservare un occhio benevolo ai due coniugi de La Guerra dei Renzis. Il tragico epilogo viene visto come una sorta di pietoso riscatto per questa coppia: “Anche se erano come il Diavolo e la Croce, questi due in fondo si volevano bene.”
Interessante la tecnica narrativa.
Ogni racconto ha una struttura circolare: inizia con l’introduzione di Adriana, prosegue con le vicende esposte da ogni personaggio secondo la sua visione degli eventi, termina con il commento finale di Adriana, vero e proprio io-narrante onnisciente.
E, anche con questa scelta di stile, Laura/Adriana sembra voler abbracciare i suoi personaggi, avvolgerli in una morbida trama, quasi una calda lana che li protegga dai brividi di esistenze tutt’altro che facili e dia loro la dignità di una nuova, migliore vita.

L’autrice, che ha aperto i suoi cassetti, pare invitarci ad aprire i nostri: chissà cosa ci troveremo.