mercoledì 8 dicembre 2021

domenica 3 ottobre 2021

martedì 21 settembre 2021

Sul blog di Effigi il mio racconto "Siepi alte e buon vicinato"

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Chi l'avrebbe detto che Virginia Logis Pazzi leggesse IL SUPPLENTE e che ne facesse pure una generosa recensione? Grazie.

 

 Dalla newsletter del Club del Giallo di Sesto.

 

Consigli di lettura

Laura Vignali, Il supplente, Effigi 2021.

 

Mentre sta concludendo una brillante conferenza nella sala di una biblioteca fiorentina, il professor Attilio Ciampi subisce quello che i giornali definiscono un “tragico incidente”:  punto da una vespa  ha  uno shock anafilattico che gli procura la morte.

Ciampi era ben conosciuto nel mondo accademico, poteva vantarsi di essere un “barone” temuto dai colleghi e nel contempo un beniamino del grande pubblico che apprezzava le sue doti di funambolico divulgatore della cultura letteraria.

Erano presenti alla conferenza tre signore, Isa (Isabella), Toni (Antonia) e Tilde (Matilde), ex allieve di Ciampi. Quest’ultimo, prima di fare carriera nell’Università,  era stato infatti  supplente di italiano in un prestigioso liceo di Firenze e nel lontano anno scolastico 76/77 aveva accompagnato le tre donne all’esame di maturità.

Dopo l’improvvisa scomparsa del cattedratico, Isa, Toni e Tilde decidono di rievocare  attraverso la scrittura  quel periodo della gioventù, periodo decisivo per la loro formazione e più in generale per la loro esistenza.

Nel frattempo Marco Tullio Battaglini, assistente del defunto professore, scopre inopinatamente di essere l’erede dell’appartamento di Ciampi e può accedere al suo archivio  e a documenti accumulati in decenni. Il giovane trova così indizi del passato dell’illustre docente, indizi che lo rendono dubbioso circa l’incidente avvenuto durante la conferenza. Si è trattato davvero di una “tragica fatalità”, di un puro caso? O qualcuno ha brigato sfruttando l’allergia di cui Ciampi soffriva?

In un gioco di specchi ottimamente costruito Battaglini e le tre donne alternano le loro voci, e ciascuna fornisce tasselli che vanno a comporre la personalità dello studioso scomparso.

L’ assistente porta avanti una sorta di indagine  aiutato da Rosy, una ragazza estrosa e intelligente di cui si innamora. Le ex compagne di scuola narrano di quel fatidico anno scolastico che ha segnato indubbiamente le loro vite e quelle di altri compagni. Attilio Ciampi, secondo queste testimonianze, era un supplente da poco laureato, preparatissimo, istrionico, che sapeva affascinare la componente femminile della classe ed esercitare il ruolo di leader su quella maschile.  Le ragazze divenute signore (una psicologa, un’insegnante, una docente universitaria di Diritto) finiscono però per disegnare un ritratto complesso, fatto di luci e di molte ombre: Ciampi esibiva sì un carattere affascinante ma era anche affetto da una potente forma di narcisismo.

Il romanzo si  sviluppa dunque con questi interventi a più voci  e ovviamente non sveliamo quali stretti nodi possano legare le vicende del passato col presente. Laura Vignali possiede una grande abilità a fare parlare i protagonisti, a dare corpo ad avvenimenti lontani attraverso la lente sfaccettata dei ricordi. Un aspetto colpisce in modo particolare: la “fotografia” che viene fatta della gioventù e della scuola di quegli anni: nel “prestigioso” liceo fiorentino gli allievi non mancano di partecipare ad accese assemblee dove ferve il dibattito ideologico ( a colpi di “nella misura in cui”, “il problema è a monte” etc.); del resto sta salendo allo zenit il fenomeno del terrorismo e l’anno successivo a quella “maturità” le Brigate Rosse rapiranno Aldo Moro. Ma in realtà i ragazzi, a parte alcune eccezioni, rimangono sempre attaccati al loro mondo borghese e il  problema più grosso non è la lotta al padronato  ma come vestirsi e quale strategie di comportamento adottare alla festa di Capodanno organizzata nella villa di un compagno di classe.

Si è detto che Laura Vignali predilige il “giallo umoristico”, in realtà è un’autrice che non ha bisogno di etichette, soprattutto se risultano fuorvianti. Si legga il suo Una storia  fiorentina (di recente ristampato da Loescher), per capire come sia in grado di imbastire un solidissimo noir.

L’ironia è sempre ben presente ne Il supplente ma la rappresentazione delle dinamiche di quell’ “universo chiuso” che è una classe, e del complesso rapporto tra insegnanti e allievi, non ha nulla a che vedere con il miele dell’Attimo fuggente. Il  “capitano, mio capitano!” , il supplente di queste pagine, così pieno di argute citazioni e smisurato egocentrismo, non è descritto intingendo la penna in sostanze zuccherine bensì in massicce dosi di curaro. E, ovviamente, è proprio questa “cattiveria” che rende godibile la lettura.

 

(V. L. P.)

 

mercoledì 25 agosto 2021

Serata in giallo alla Smilea di Montale


 

Serata in giallo alla Smilea di Montale


venerdì 9 luglio 2021

martedì 6 luglio 2021

 


giovedì 4 febbraio 2021

La 3 D Linguistico dell'ITCS "Filippo Pacini" di Pistoia ha chiacchierato niente meno che con Francesco Petrarca. Ecco il testo dell'intervista.

 

INTERVISTA IMMAGINARIA A FRANCESCO PETRARCA


 

 

INTERVISTATORE: Ci troviamo ad Avignone, nella mistica cornice del chiostro della chiesa nella quale il nostro poeta incontrò per la prima volta l’amore della sua vita. Mi riferisco a Francesco Petrarca, che ha cortesemente accettato di rispondere alle nostre domande in questo luogo a lui particolarmente caro.

Signor Petrarca, innanzitutto la ringrazio per averci concesso questa intervista. 

 

PETRARCA: Grazie a te, giovane studente che desideri conoscere la mia opera e che dimostri tanto interesse per la donna che ha ispirato i versi immortali del mio” Canzoniere”.

 

INTERVISTATORE: Signor Petrarca, lei che è stato un grande poeta, un ammiratore dei classici e un illustre intellettuale, famoso in tutte le corti, come spiega il suo tormento interiore e la sua passione inappagata per Madonna Laura?

 

PETRARCA: Vedi giovanotto, è vero che io ho amato la gloria, tanto da meritare l’incoronazione poetica nel 1341 a Roma dopo essere stato esaminato niente meno da Roberto D’Angiò, ma sono sempre stato consapevole che tutto ciò che è umano è destinato a finire.

Molti critici hanno sostenuto la teoria de “l’eterno dissidio” tra cielo e terra e non hanno avuto torto perché ho passato tutta la vita a tormentarmi con i sensi di colpa. 

Se hai letto il “Secretum”, capirai a che cosa intendo alludere. Tu hai letto il “Secretum”, vero?

 

INTERVISTATORE: Beh sì … so di cosa parla perché la prof ci ha fatto leggere il riassunto sul libro di testo. 

 

PETRARCA: Mmh… non basta leggere il riassunto; ti consiglio un’analisi attenta di questa mia opera e possibilmente nella versione originale latina perché il dialogo tra Francesco e Agostino (alla muta presenza della Verità) rappresenta uno spietato esame di coscienza nel quale esprimo rincrescimento per i miei molti errori.

 

INTERVISTATORE: Ah, molto interessante, Signor Petrarca! E che cosa si rimprovera in questo “Secretum”?

 

PETRARCA: Eh caro mio…  Innanzitutto mi dichiaro peccatore: la mia debole volontà non mi ha permesso di decidere una volta per tutte di dedicarmi completamente a Dio e poi l’amore per Laura e il desiderio della gloria mi hanno sempre distolto da pensieri più alti. 

Se tu vai a leggere il sonetto iniziale del “Canzoniere” capirai quello che voglio dire quando scrivo” quanto piace al mondo è breve sogno”.

 

INTERVISTATORE: Ci spieghi meglio, per favore.

 

PETRARCA: In questi versi mi rivolgo ai lettori e chiedo perdono non solo per il mio stile vario, ma anche per i cambiamenti del mio stato d’animo. Consapevole dei miei errori giovanili, mi pento amaramente e affermo la vanità di tutte le ambizioni terrene.

 

INTERVISTATORE: Sì, d’accordo. Lei dice di volersi pentire ma deve ammettere anche che  l’amore per Laura non lo abbandona mai per tutta la vita.

 

PETRARCA: Eh, tu sei giovane ma mi puoi capire. Laura era una donna speciale: era “uno spirto celeste” e “un vivo sole”. Tu non puoi immaginare il sentimento che provavo per lei, quando teneva “i capei d’oro a l’aura sparsi” o quando si bagnava “nelle chiare, fresche e dolci acque”, tutta ricoperta di fiori.

 

INTERVISTATORE: Confessi, Signor Petrarca, che la donna che cantava con versi così dolci non era esattamente la donna angelo degli Stilnovisti.

 

PETRARCA: Sì, dici bene giovanotto. Laura aveva le sembianze della donna- angelo ma io l’ho amata di un amore sensuale che mi ha impedito di rivolgere i miei pensieri solo a Dio. 

Confesso che, anche se la bellezza di Laura è stata aggredita dal tempo e alla fine lei è morta di peste, io non ho mai smesso di amarla perché, come dico in un famoso sonetto del “Canzoniere”, “piagha per allentar d’arco non sana”.

 

INTERVISTATORE: Capisco capisco … mi permetta un’ultima domanda un po’ impertinente.

Non vorrei essere indiscreto ma, visto che Laura non ha mai corrisposto il suo amore, ora che finalmente siete insieme nell’Aldilà, che atteggiamento ha l’anima di questa signora nei suoi confronti?

 

PETRARCA: Ah, ah, ah, la tua domanda è veramente maliziosa ma ti risponderò volentieri. In effetti, quando era in vita, madonna Laura non si degnava nemmeno di salutarmi mentre ora che ci ritroviamo insieme in Paradiso non mi lascia in pace un momento: non fa altro che ringraziarmi per averla resa immortale con i miei versi e insiste per avere un blog tutto suo tra le nuvole. Figurati che si è messa in testa di diventare una famosa influencer e tormenta tutte le anime che incontra mettendo in mostra ora le “trecce bionde”ora “l’angelico seno” e  asciugandosi gli occhi “col bel velo”. E poi i critici dicono che il vanitoso sono io!!

 

INTERVISTATORE: Coraggio Signor Petrarca, si consoli pensando che ormai tutti e due siete immortali.

 

PETRARCA: Eh si, caro giovanotto, è proprio questo il problema.

 

INTERVISTATORE: A questo punto la saluto e la ringrazio per essere stato così cortese e disponibile.

 

PETRARCA: Grazie a te e alla prossima. Ah, dimenticavo …  c' è qui il mio amico Giovanni Boccaccio che si offre per un’intervista. Anche lui ha una gran voglia di dire la sua e, se gli concedete dieci puntate (una al giorno) vi racconterà la bellezza di cento  novelle.