domenica 13 settembre 2015

E' vero che ho degli amici molto generosi: dopo Sozzi & Parigi, ecco ancora una recensione di Cristiano Rafanelli. Un grazie di cuore anche a lui.

UNA STORIA FRA PROUST E  JOYCE

Questo romanzo Una storia fiorentina, di Laura Vignali, ha un difetto, anzi due: è scritto troppo bene e la storia è troppo avvincente.
Risultato? Da un certo punto in poi lo si divora letteralmente!
Le pagine sembrano sfogliarsi da sole, le tue mani non possono farci niente.
Sei ansioso di sapere cos’è successo a Michele, scomparso venti anni fa.
Sei curioso di vedere se fra Valeria e Franz divamperà alfine una vecchia fiamma mai del tutto sopita.
Sei consapevole di essere prigioniero di questa vicenda, che non ti lascerà libero finché non sarai arrivato all’ultima pagina.
Ecco il difetto: il piacere dura troppo poco. Non perché il libro sia breve, ma perché lo leggi tutto d’un fiato.
Difetto? Fossero tutti così, i libri.
Questa Storia, poi, ti prende, anche perché raccontata, come è solito della Vignali, con notevole sapienza letteraria.
Gli avvenimenti si dipanano infatti fra presente e passsato, con quelli che sembrerebbero semplici flash-back. Ma sono qualcosa di più complesso. E’ la tecnica del flusso di coscienza, lo stream of consciousness tanto caro a Joyce e a Proust. Il passato torna, ma non solo con i fatti, bensì con il coinvolgimento emotivo e psicologico di chi lo rivive.
Senz voler niente togliere alle precedenti opere di laura Vignali, questo mi sembra un deciso salto di qualità.
E l’unica domanda che abbiamo per Laura è: a quando il prossimo?

Ma già lo sappiamo: perché  SETTE STORIE  ci attendono invitanti NEL CASSETTO.