sabato 11 ottobre 2014

domenica 10 agosto 2014

9 Agosto 2014: a Frassignoni con Pierluigi Pardini e "Lucciole e grilli alla Camposampiero" ospiti di Giancarlo Capecchi


" Tè delle cinque con la vecchia signora" Un racconto per l'Antologia "Dritti al cuore" in favore dei bambini cardiopatici dell'Ospedale "Bambin Gesù" di Roma

http://www.galaadedizioni.com/dritto-al-cuore/

Una nuova antologia edita da Effigi e curata da M.Sozzi e R.Parigi. Il mio racconto si intitola "Orchidee nere per Quinto Fabio Nemesio"


La recensione di Elena Zucconi a "Bocconcini al cianuro"

Bocconcini al cianuro
a cura di Virginia Logis Pazzi
di Riccardo Parigi, Massimo Sozzi e Laura Vignali

Effigi Edizioni, 2011


di Elena Zucconi


Bocconcini al cianuro è senza dubbio un'antologia allegra e divertente. Penso che gli autori – 3 in tutto – e la curatrice, l'abbiano ideata con lo spirito di un gioco di società.
Quattordici storie, due per ogni giorno della settimana da prendere al posto dei pasti.
La prima storia che dà l'incipit all'antologia è Dies irae, ambientata all'epoca del fascismo, in uno studio radiofonico, è una sintetica ma attenta lezione sul giallo dove l'assassino non è mai il più indiziato, tutt'altro.
E dagli studi EIAR di Parigi e Sozzi, ci ritroviamo nel Far West padano di Laura Vignali, tra fitte nebbie, terreno fangoso, gare equestri e genitori competitivi dove la breve ma attenta indagine dell'amazzone protagonista, la porterà ad una scoperta incredibile. Le passioni sono difficile da abbandonare... anche dopo la morte!
Chi sa cosa pensano in proposito la coppia protagonista de Il coniglio, di Parigi e Sozzi, talmente innamorati della loro nuova casa in campagna da prendere una decisione dagli esiti catastrofici: nascondere un assassinio!
E sempre la passione muove i personaggi di Le moules e il Léon. In questo caso, forse, le aspettative sono state disattese... e cosa ci si può spingere a fare quando qualcuno ci delude profondamente? Molto, vi assicuro. Ma, come diceva la nonna della protagonista, «Dove c'è gusto, non c'è perdenza»!
Mefistofelico poi Il curriculum di Parigi e Sozzi. Ma se anche voi non farete il tifo per il protagonista, beh, vuol dire che lavorate in proprio, senza un capo o un superiore che può frenare la vostra carriera.
Quando il lavoro va male, per fortuna c'è la famiglia... un rifugio sicuro, un insieme di persone che si appartengono e che si assomigliano... a volte forse anche un po' troppo. Ma non sono quelle familiari le Relazioni pericolose di Laura Vignali, anzi pericolosissime, soprattutto per un ormai anziano professore che ha un'insana passione per le sue giovani studentesse.
E ha una passione anche Lo stoico perfetto di Parigi e Sozzi, ma per la lingua latina. L'esigente professore impone ai suoi studenti traduzioni complicatissime come compito in classe e gli errori che corregge lo fanno adontare.... Ma se per una volta non avesse ragione il grande latinista, ma lo scalcagnato studente?
Anna verrà è un divertissement che tanto piace a Laura Vignali, dove i protagonisti altri non sono che i nostri autori, anche se appesantiti da una cena e non troppo preparati alla presentazione del loro libro. Ma non si può mai sapere che cosa può capitare a chi scrive gialli.
Prima il dovere invece è un piccolo rompicapo ben costruito dove le traditrici saranno le lasagne e l'insalata. E qui, vi assicuro, non ci sarà la pantagruelica cena del racconto precedente che ha riempito Parigi e Sozzi.
Si sarà sicuramente ispirata ai suoi vicini di casa Laura Vignali ne Le siepi alte fanno buon vicinato, un microcosmo che ha molti segreti da nascondere ma, come scriveva Jane Austen «A che scopo dobbiamo vivere, se non per essere presi in giro dai nostri vicini e ridere di loro a nostra volta?» anche se in questo racconto, forse c'è poco da ridere date le macabre scoperte.
Scoperte inquietanti si possono fare anche in un Appuntamento al buio dove Parigi e Sozzi si divertono ancora a confondere il lettore mentre Laura Vignali, ne L'ultimo Eurostar per Anna K. ci fa credere possibili le visioni di borse rosse e donne velate di due fermodellisti.
Per la domenica non poteva mancare un lauto pasto conclusivo, con la favola di Cappuccetto Grosso, rivista e corretta dalla fantasia dei due autori e con Il sospiro di Monna Lucrezia di Laura Vignali, dove un fantasma vero o inventato che sia, si aggira nella Biblioteca di Villa Smilea a Montale facendo chiaccherare l'intero paese.
Le 14 storie sono tutte diverse, alcune brevi, altre più corpose, ma tutte scritte in uno stile che ben si amalgama nell'antologia.
Per quanto i tre scrittori abbiano stili diversi, la lettura è appassionante tanto da far dimenticare al lettore chi ha scritto il racconto di turno.
Tutte le storie hanno trovate umoristiche, trame non solo gialle ben congegnate, a volte declinate in chiave umoristica, altre ironica e altre ancora in chiave drammatica.

È stato proprio da Laura, per la precisione in cucina, che ho fatto la conoscenza qualche sera fa, dell'ironica, spietata e simpaticissima signora Virginia Logis Pazzi, una specie di zia Abby e di zia Martha di Arsenico e vecchi merletti che, come loro, si diverte ad ammazzare la gente.
Non so se il titolo di questa antologia sia un omaggio a quella celebre commedia noir, ma mi piace pensare di sì.

Si evince dalla lettura il divertimento che ne hanno tratto i tre autori e la curatrice dell'antologia e, credo, che chi se li immagina nella cucina di Laura, tutti intenti a mangiare e chiaccherare bere e discutere assaporando dolcetti e degustando rosolio o, ancora meglio, vino di sambuco... non sarà molto lontano dalla verità.

sabato 7 giugno 2014

In anteprima l'incipit di "Una storia fiorentina"

Una storia fiorentina
romanzo di Laura Vignali

I

                Valeria parcheggia la Punto grigia nell’unico spazio all’ombra, là dove il viale si allarga in una specie di piazzetta. Appena scesa, avverte subito una vampata di calore umido che le toglie il respiro. Vorrebbe tornare indietro ma sa che non può perché la sua non è solo una visita ma un rito. Un rito che è costretta a officiare da vent’anni, ogni 7 di luglio.
Così, imbocca la via di S. Leonardo, simile ad una biscia lucida e grigia che si snoda fra i muri di cinta che proteggono i giardini delle ville immerse nel silenzio. Ville che sembrano uscite dal pennello inquieto di un macchiaiolo toscano o dalla penna di un dannunziano tardivo affascinato da quell’atmosfera insolita di estatica immobilità.
Ogni volta che si presenta all’appuntamento, Valeria si chiede per quanti anni ancora durerà questa penosa rappresentazione. E si chiede anche se sia giusto continuare ad illudere una vecchia signora, assecondandola nella sua tenera follia.
La villa di Fosca non è lontana ma quei pochi metri che restano da percorrere le sembrano chilometri. È quasi mezzogiorno e non si incontra anima viva. Eccetto un signore in giacca pesante che passeggia con l’aria stranita e, incurante della canicola, si sofferma a parlare da solo davanti allo studio che fu di Rosai.
Ma ad un tratto, appena dopo la curva, sbuca il Forte Belvedere e un’immagine lontana si sovrappone a quella presente, con una forza che ridesta sensazioni struggenti che Valeria credeva ormai dimenticate.
Per un solo istante le sembra di scorgere la figura affannata di Michele, con lo zaino sulle spalle, che le corre incontro, confondendosi con le lunghe ombre che le chiome d’argento degli ulivi disegnano sui muri a pietra. E mentre si appoggia a un lampione per allacciarsi un sandalo, le sembra persino di sentirsi chiamare. Invece l’unica voce è quella assordante e ossessiva delle cicale, interrotta soltanto dal rintocco di una campana che si perde fra le colline punteggiate di cipressi.
Il quadro sarebbe davvero idillico, con quelle macchie di colore che si arrampicano fra le feritoie del muro, intrecciandosi fra loro: dall’azzurro-lilla del glicine al verde opaco della vite americana. Eppure Valeria non ha nessuna voglia di contemplare il paesaggio. Né tantomeno di lasciarsi andare ai ricordi. Per questo affretta il passo, lasciando che le immagini del passato svaniscano e si confondano fra una facciata color terra di Siena e un cancello in ferro battuto.
Finalmente ecco la villa di Fosca, con il muro scrostato e le persiane che avrebbero davvero bisogno della mano di un falegname volenteroso…
Valeria esita un attimo, aggiustando nel sacchetto di carta la camelia un po’ appassita che ha comprato dall’unico fioraio aperto di domenica.
Il suono del campanello la richiama alla realtà. Sarà meglio che si prepari a sorridere festosa e ad assumere l’aria dell’ospite che non vede l’ora di festeggiare il quarantacinquesimo compleanno di Michele. Anche se lui è sparito nel nulla da più di vent’anni, per sua madre il tempo è come se si fosse fermato.
Valeria è pronta a scommettere che anche quest’anno avrà fatto preparare il dolce di pasta sfoglia che, secondo lei, piace tanto a suo figlio. Ad essere sinceri, non ci giurerebbe affatto che a Michele piacesse la pasta sfoglia. Ma ormai nemmeno questo è più importante.

Quando finalmente si apre il portoncino e compare Ida, in ciabatte e grembiule della festa, Valeria tira un sospiro di sollievo. Si manda indietro i capelli con le mani sudate e si prepara a recitare quella pietosa farsa che si rinnova ogni anno sempre uguale. 

lunedì 3 febbraio 2014

Ancora una recensione a "Il delitto vien mangiando". Questa volta è firmata da Susanna Daniele.

sabato 25 gennaio 2014