lunedì 1 dicembre 2014
lunedì 20 ottobre 2014
sabato 11 ottobre 2014
domenica 10 agosto 2014
La recensione di Elena Zucconi a "Bocconcini al cianuro"
Bocconcini al cianuro
a cura di Virginia Logis Pazzi
di Riccardo Parigi, Massimo Sozzi
e Laura Vignali
Effigi Edizioni, 2011
di Elena Zucconi
Bocconcini al cianuro è
senza dubbio un'antologia allegra e divertente. Penso che gli autori – 3 in
tutto – e la curatrice, l'abbiano ideata con lo spirito di un gioco di società.
Quattordici storie, due per ogni
giorno della settimana da prendere al posto dei pasti.
La prima storia che dà l'incipit
all'antologia è Dies irae, ambientata all'epoca del fascismo, in uno
studio radiofonico, è una sintetica ma attenta lezione sul giallo dove
l'assassino non è mai il più indiziato, tutt'altro.
E dagli studi EIAR di Parigi e
Sozzi, ci ritroviamo nel Far West padano di Laura Vignali, tra fitte
nebbie, terreno fangoso, gare equestri e genitori competitivi dove la breve ma
attenta indagine dell'amazzone protagonista, la porterà ad una scoperta
incredibile. Le passioni sono difficile da abbandonare... anche dopo la morte!
Chi sa cosa pensano in proposito
la coppia protagonista de Il coniglio, di Parigi e Sozzi, talmente
innamorati della loro nuova casa in campagna da prendere una decisione dagli
esiti catastrofici: nascondere un assassinio!
E sempre la passione muove i
personaggi di Le moules e il Léon. In questo caso, forse, le aspettative
sono state disattese... e cosa ci si può spingere a fare quando qualcuno ci
delude profondamente? Molto, vi assicuro. Ma, come diceva la nonna della
protagonista, «Dove c'è gusto, non c'è perdenza»!
Mefistofelico poi Il
curriculum di Parigi e Sozzi. Ma se anche voi non farete il tifo per il
protagonista, beh, vuol dire che lavorate in proprio, senza un capo o un
superiore che può frenare la vostra carriera.
Quando il lavoro va male, per
fortuna c'è la famiglia... un rifugio sicuro, un insieme di persone che si
appartengono e che si assomigliano... a volte forse anche un po' troppo. Ma non
sono quelle familiari le Relazioni pericolose di Laura Vignali, anzi
pericolosissime, soprattutto per un ormai anziano professore che ha un'insana
passione per le sue giovani studentesse.
E ha una passione anche Lo
stoico perfetto di Parigi e Sozzi, ma per la lingua latina. L'esigente
professore impone ai suoi studenti traduzioni complicatissime come compito in
classe e gli errori che corregge lo fanno adontare.... Ma se per una volta non
avesse ragione il grande latinista, ma lo scalcagnato studente?
Anna verrà è un
divertissement che tanto piace a Laura Vignali, dove i protagonisti altri non
sono che i nostri autori, anche se appesantiti da una cena e non troppo
preparati alla presentazione del loro libro. Ma non si può mai sapere che cosa
può capitare a chi scrive gialli.
Prima il dovere invece è
un piccolo rompicapo ben costruito dove le traditrici saranno le lasagne e
l'insalata. E qui, vi assicuro, non ci sarà la pantagruelica cena del
racconto precedente che ha riempito Parigi e Sozzi.
Si sarà sicuramente ispirata ai
suoi vicini di casa Laura Vignali ne Le siepi alte fanno buon vicinato,
un microcosmo che ha molti segreti da nascondere ma, come scriveva Jane Austen
«A che scopo dobbiamo vivere, se non per essere presi in giro dai nostri vicini
e ridere di loro a nostra volta?» anche se in questo racconto, forse c'è poco
da ridere date le macabre scoperte.
Scoperte inquietanti si possono
fare anche in un Appuntamento al buio dove Parigi e Sozzi si divertono
ancora a confondere il lettore mentre Laura Vignali, ne L'ultimo Eurostar per
Anna K. ci fa credere possibili le visioni di borse rosse e donne velate di
due fermodellisti.
Per la domenica non poteva mancare
un lauto pasto conclusivo, con la favola di Cappuccetto Grosso, rivista
e corretta dalla fantasia dei due autori e con Il sospiro di Monna Lucrezia
di Laura Vignali, dove un fantasma vero o inventato che sia, si aggira nella
Biblioteca di Villa Smilea a Montale facendo chiaccherare l'intero paese.
Le 14 storie sono tutte diverse,
alcune brevi, altre più corpose, ma tutte scritte in uno stile che ben si
amalgama nell'antologia.
Per quanto i tre scrittori
abbiano stili diversi, la lettura è appassionante tanto da far dimenticare al
lettore chi ha scritto il racconto di turno.
Tutte le storie hanno trovate
umoristiche, trame non solo gialle ben congegnate, a volte declinate in chiave
umoristica, altre ironica e altre ancora in chiave drammatica.
È stato proprio da Laura, per la
precisione in cucina, che ho fatto la conoscenza qualche sera fa, dell'ironica,
spietata e simpaticissima signora Virginia Logis Pazzi, una specie di zia Abby
e di zia Martha di Arsenico e vecchi merletti che, come loro, si diverte
ad ammazzare la gente.
Non so se il titolo di questa
antologia sia un omaggio a quella celebre commedia noir, ma mi piace pensare di
sì.
Si evince dalla lettura il
divertimento che ne hanno tratto i tre autori e la curatrice dell'antologia e,
credo, che chi se li immagina nella cucina di Laura, tutti intenti a mangiare e
chiaccherare bere e discutere assaporando dolcetti e degustando rosolio o,
ancora meglio, vino di sambuco... non sarà molto lontano dalla verità.
sabato 7 giugno 2014
In anteprima l'incipit di "Una storia fiorentina"
Una storia fiorentina
romanzo di Laura
Vignali
I
Valeria
parcheggia la Punto grigia nell’unico spazio all’ombra, là dove il viale si
allarga in una specie di piazzetta. Appena scesa, avverte subito una vampata di
calore umido che le toglie il respiro. Vorrebbe tornare indietro ma sa che non
può perché la sua non è solo una visita ma un rito. Un rito che è costretta a
officiare da vent’anni, ogni 7 di luglio.
Così, imbocca la via di S.
Leonardo, simile ad una biscia lucida e grigia che si snoda fra i muri di cinta
che proteggono i giardini delle ville immerse nel silenzio. Ville che sembrano
uscite dal pennello inquieto di un macchiaiolo toscano o dalla penna di un
dannunziano tardivo affascinato da quell’atmosfera insolita di estatica
immobilità.
Ogni volta che si presenta
all’appuntamento, Valeria si chiede per quanti anni ancora durerà questa penosa
rappresentazione. E si chiede anche se sia giusto continuare ad illudere una
vecchia signora, assecondandola nella sua tenera follia.
La villa di Fosca non è lontana
ma quei pochi metri che restano da percorrere le sembrano chilometri. È quasi
mezzogiorno e non si incontra anima viva. Eccetto un signore in giacca pesante
che passeggia con l’aria stranita e, incurante della canicola, si sofferma a
parlare da solo davanti allo studio che fu di Rosai.
Ma ad un tratto, appena dopo la
curva, sbuca il Forte Belvedere e un’immagine lontana si sovrappone a quella
presente, con una forza che ridesta sensazioni struggenti che Valeria credeva
ormai dimenticate.
Per un solo istante le sembra di
scorgere la figura affannata di Michele, con lo zaino sulle spalle, che le
corre incontro, confondendosi con le lunghe ombre che le chiome d’argento degli
ulivi disegnano sui muri a pietra. E mentre si appoggia a un lampione per
allacciarsi un sandalo, le sembra persino di sentirsi chiamare. Invece l’unica
voce è quella assordante e ossessiva delle cicale, interrotta soltanto dal
rintocco di una campana che si perde fra le colline punteggiate di cipressi.
Il quadro sarebbe davvero
idillico, con quelle macchie di colore che si arrampicano fra le feritoie del
muro, intrecciandosi fra loro: dall’azzurro-lilla del glicine al verde opaco
della vite americana. Eppure Valeria non ha nessuna voglia di contemplare il
paesaggio. Né tantomeno di lasciarsi andare ai ricordi. Per questo affretta il
passo, lasciando che le immagini del passato svaniscano e si confondano fra una
facciata color terra di Siena e un cancello in ferro battuto.
Finalmente ecco la villa di
Fosca, con il muro scrostato e le persiane che avrebbero davvero bisogno della
mano di un falegname volenteroso…
Valeria esita un attimo,
aggiustando nel sacchetto di carta la camelia un po’ appassita che ha comprato
dall’unico fioraio aperto di domenica.
Il suono del campanello la
richiama alla realtà. Sarà meglio che si prepari a sorridere festosa e ad
assumere l’aria dell’ospite che non vede l’ora di festeggiare il
quarantacinquesimo compleanno di Michele. Anche se lui è sparito nel nulla da
più di vent’anni, per sua madre il tempo è come se si fosse fermato.
Valeria è pronta a scommettere
che anche quest’anno avrà fatto preparare il dolce di pasta sfoglia che,
secondo lei, piace tanto a suo figlio. Ad essere sinceri, non ci giurerebbe
affatto che a Michele piacesse la pasta sfoglia. Ma ormai nemmeno questo è più importante.
Quando finalmente si apre il
portoncino e compare Ida, in ciabatte e grembiule della festa, Valeria tira un
sospiro di sollievo. Si manda indietro i capelli con le mani sudate e si
prepara a recitare quella pietosa farsa che si rinnova ogni anno sempre uguale.
lunedì 3 febbraio 2014
sabato 25 gennaio 2014
venerdì 24 gennaio 2014
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