lunedì 18 dicembre 2023
lunedì 11 dicembre 2023
mercoledì 6 dicembre 2023
lunedì 4 dicembre 2023
venerdì 1 dicembre 2023
Un raccontino per ringraziare gli amici italo-austriaci per la loro ospitalità
Grazie a Renato Campinoti che ha recensito SOSPETTI, SEGRETI E BRICIOLE DI SACHER
Laura Vignali :Sospetti, segreti e
briciole di sacher Parenti
serpenti, in versione sorelle Materassi
Laura Vignali
è una scrittrice di quelle vere, di quelle, per intenderci, che sanno
cimentarsi con più registri letterari e ogni volta ne esce con successo. Così
dai toni impegnati di "Una storia fiorentina" o di "Un
segreto per Livia", è passata al classico giallo di "Il
supplente" e poi alla spy story di "Appuntamento a
Budapest", per limitarsi solo ad una minima parte dell'ormai davvero
notevole produzione letteraria di questa brava e prolifica scrittrice. Ora,
sorpresa, si è cimentata con un genere molto amato dagli scrittori fiorentini,
quello che definirei dei "parenti serpenti", tanto esaltato da
Palazzeschi con le sue "Sorelle Materassi". E di questo genere e di
queste atmosfere si risente a pieno nel divertente e accurato romanzo della
scrittrice pistoiese/fiorentina. Già impressiona l'apertura, con quell'
"anonimo ambulatorio di Rifredi" (Riofreddo, come si
chiamava originariamente il Mugnone che l'attraversa!) dove "la
paziente minuta e incolore", quella Augusta così dimessa e priva
di ogni appeal, confessa al dottor Favilla l'avvenuto decesso del notaio Arturo
Anceschi Alderighi. Da subito le circostanze di questo decesso destano curiosità
e un poco di ilarità nel lettore. Trovato morto nel suo letto in casa della
sorella Irma, abbandonata da tempo dal marito (misteriosamente scomparso nel
nulla!), il notaio giaceva privo di vita da chissà quante ore e, come racconta
Augusta, già segretaria del notaio, «la cosa strana è che sul suo comodino
c'era un contenitore di cartone con delle briciole di Sacher
torte. Considerando che il notaio soffriva di diabete ed evitava ogni
eccesso, non le pare sospetto che si sia rimpinzato di zuccheri tanto da
rimanere secco?» In questo modo la brava scrittrice mette
nell'orecchio del lettore (e del dottore Favilla come vedremo) la
curiosità di saperne di più di questa strana morte. Si viene così a sapere che
il notaio si era fatto carico di tutta la famiglia della sorella alla scomparsa
del marito, sia quando c'erano in ballo tre piccole nipotine, sia adesso che
quelle nipotine sono diventate donne più che mature. E sono loro tre, tutte con
vicende familiari vicine all'assurdo, le vere protagoniste della parte centrale
di questa gustosissima commedia. Vuoi per essere state abbandonate come Susy da
un marito che, pur essendosi risposato con la sua migliore amica, la illude
tuttora di pensare solo a lei pur di estorcerle un poco di quattrini. Vuoi per
la strana storia di Dada che, pur avendo divorziato dal marito, continua a
vivere sullo stesso pianerottolo con lui e a frequentarlo fin troppo
platealmente. Vuoi infine per le giravolte pseudo intellettuali di Betty che ha
riversato nel disegno e in un paio di improbabili relazioni con un palestrato e
un bipolare le frustrazioni culturali. Tutte e tre in realtà sulle spalle delle
laute entrate del defunto notaio che aveva fatto del mantenimento di tutta la
ciurma familiare, nipoti compresi, tutti nullafacenti, una sorta di missione
familiare. L'abilità di scrittrice di Laura emerge tutta nei fitti dialoghi (e
monologhi) con i quali si inverano le reali aspettative per l'eredità del
defunto notaio da parte di questi ingrati familiari per il quali, lungi dal
provare il pur minimo sentimento di dolore per il decesso, finisce per contare
solo quanto spetterà a ciascuno di loro.
La
tessitura dei pensieri espressi o reconditi di questi personaggi, lo scarto tra
le apparenze di dolore e la realtà di ingordigia di ciascuno, fanno venire in
mente quel capolavoro della commedia familiare che Monicelli a suo tempo mise
in scena col famoso film "Parenti serpenti". Col vantaggio, a favore
della brava scrittrice, di delineare nel suo racconto con più forza l'assurdità
delle aspettative sentimentali di questi personaggi sia femminili che maschili.
Vale a questo proposito un emblematico monologo. Quello di Susy la quale,
convinta dall'ex marito che intende tornare da lei perché è lei "l'amore
della mia vita" come le fa credere , non sente ragione e prende per
false, pur udendole dietro una porta, le reali intenzioni che l'uomo esprime
all'attuale moglie perché stia anche lei al gioco che intende giocare a fin di
"quattrini". «Povero Alfredo, quanto gli sarà costato fingere con
quella strega della moglie! Per questo lo apprezzo ancora di più e sono
convinta che la nostra rela zione sarà passionale e senza fine». Ma,
da brava giallista, l'autrice ci riserva più di una sorpresa, che ovviamente
non posso svelare per non togliere il gusto, appunto, della conclusione
certamente sensazionale di questo solo apparentemente leggero racconto. Dirò
solo che, dato il giusto risalto alla mamma Irma e alle sorelle, emerge via via
in primo piano quella che, all'inizio, sembrava come la più dimessa e insignificante
delle donne della storia. Vale a dire Augusta e il suo continuo gioco a
nascondino col dottore. Il quale, un poco stanco da un mestiere di psicologo
ormai ridotto a mascherare nei racconti dei pazienti le proprie
insoddisfazioni, si appassiona non poco alle vicende che la paziente Augusta
gli confeziona a modo suo. E anche questo bilanciamento tra le apparenti
principali protagoniste del racconto e lo sviluppo in parallelo di nuovi e
inaspettati personaggi è il segno della maturità di scrittrice e di giallista
(nel senso più nobile del termine, per come lo intendo io!) che possiamo ancora
una volta riscontrare in questa brava e, sia detto a suo merito, compulsiva scrittrice.
Dunque alla prossima storia Laura Vignali!
Renato
Campinoti
4
lunedì 20 novembre 2023
domenica 29 ottobre 2023
venerdì 29 settembre 2023
giovedì 20 luglio 2023
Pubblico volentieri la recensione di "Appuntamento a Budapest" del mio fedele nonché arguto lettore Roberto Calamai
Carissima
Laura,
pochi
giorni fa ho finito di leggere Appuntamento a Budapest.
Cosa dire
… è veramente un bel romanzo, in cui sia la storia, sia lo stile di scrittura
mostrano un ulteriore passaggio della tua maturazione di scrittrice noir.
Mi è
piaciuta molto la tecnica del “flashback convergente”, in cui le linee del
tempo del racconto presente e del racconto passato progrediscono fino ad
incontrarsi, creando una sorta di crescendo di emozioni che porta ad accelerare
la voglia di “vedere come va a finire” (penso a Stephen King, che obbliga il
lettore ad una galoppata di lettura per arrivare in fondo alle 300-500 pagine!)
E poi,
come in molti altri tuoi racconti, c’è sempre una morale e un senso di
“giustizia di fronte al torto” del cattivo di turno. Il tema “forte"
(Marcello e Marina) si mescola alla leggerezza di altri personaggi (Oscar,
Giorgio, il dottorino, la ex ...) quasi a creare un contrasto addolcente, che
però mantiene la sua natura di contrapposizione. E al termine, un “quasi"
lieto fine, che lascia al lettore un po’ di sano dubbio: chissà come andrà a
finire davvero? Riuscirà Allegra a fare la fatidica e agognata telefonata a
Giorgio, o Giorgio si troverà un solo figlioccio? Oppure: riuscirà Giorgio a
rompere tutti i suoi legami e raggiungere l’amico a Lisbona, come nel film Le
ali della libertà, in cui Morgan Freeman raggiunge in Messico il suo amico Andy
(Tim Robbins)?
In fondo
rimane un po’ di compassione per quel protagonista sognatore, che sperava che
un’avventura estiva fosse la svolta della sua vita senza particolari
soddisfazioni, almeno finché non è andato in pensione, eccetera eccetera!
Da
ultimo, non posso non pensare al tuo amore per Giuseppe, che ogni tanto ritorna
nei tuoi racconti più che un semplice cameo alla Hitchcock maniera: deve essere
una bella sensazione poter inserire persone care all’interno di un racconto.
Complimenti ancora.
P.S.:
purtroppo sono un diesel nel riflettere sulle cose passate: tra Appuntamento a
Budapest e Il Supplente ho notato sì una maggiore leggerezza nel primo rispetto
al secondo, ma anche alcune cose in comune: oltre alla tecnica del flashback,
entrambe le vicende hanno un lato amaro, con un “delitto” che viene vendicato.
Ma mentre il delitto di Appuntamento a Budapest è mosso dalla gelosia, ne Il
Supplente il delitto ha come origine un altro delitto molto più subdolo e
deprecabile: l’abuso di posizione dominante condito da un certo cinismo sadico
che mi ha veramente colpito e su cui ogni tanto torno con la mente (lo prova il
fatto che ne sto ancora scrivendo).
Un caro
saluto.
martedì 13 giugno 2023
Firenze 12 giugno 2023 Presentazione dell'antologia "Le immaginate" . ll mio monologo ha per protagonista La signora Frola di "Così è( se vi pare)" di Luigi Pirandello
Le immaginate’ 52 autori per 52 eroine della letteratura del cinema e delle arti
Presentato all’Auditorium Spadolini dalla presidente della Commissione Cultura Cristina Giachi e dalle due curatrici Cristina Gatti e Nicoletta Manetti un’interessante pubblicazione sul protagonismo femminile
Firenze – È stato presentato con successo all’Auditorium Spadolini al Palazzo del Pegaso il volume Le immaginate, curato da Cristina Gatti e Nicoletta Manetti, edizioni Il Foglio, che racconta le storie di 52 eroine della letteratura del cinema e delle arti raccontate da 52 autori diversi, con i disegni dell’artista Enrico Guerrini.
“Una danza di donne immaginate, da Aida a Weena, che attraversa il tempo, i generi letterari, le forme espressive – ha detto Cristina Giachi presidente della commissione Cultura del Consiglio regionale- che è contenuto nel bel volume prodotto dal Gruppo Scrittori Firenze e curato da Cristina Gatti e Nicoletta Manetti. Anche le donne immaginate delle quali si raccontano le storie in questo libro hanno preso forma nella mente di tanti autori e autrici e sono state raccontate in opere indimenticabili, ma non c’è dubbio che, pur non esistendo in carne e ossa, esse rappresentano ruoli, emozioni, pensieri, azioni che esistevano eccome, ma fino a quel momento non erano stati visiti. Immaginarle è stato vederle.”
“E raccontare oggi il coraggio, la passione, la forza, il talento, la creatività – ha proseguito Giachi – di quelle donne immaginate fa sì che possiamo, ancora <vederle> con i loro sentimenti, i loro dolori, la loro determinazione, le loro sconfitte e le loro vittorie, insomma con la loro vita possibile o impossibile, che è anche la nostra.”
“I sei personaggi” di Pirandello erano “in cerca di autore”. Immaginiamo, al contrario, personaggi femminili della letteratura, del cinema, delle opere musicali, delle arti, ormai autonomi dai loro autori, che scalpitano, vivono di vita propria, reclamando libertà di parola. Un po’ come Pinocchio che, appena presa vita attraverso le mani di Geppetto, scappa per andare incontro al mondo. Con questa antologia, dicono le curatrici, abbiamo voluto raccontare, in forma di monologo, donne non reali, ma nate dalla fantasia dei loro autori. Per noi, però, altrettanto vive. Quante eroine ci sembra quasi di conoscere oltre le pagine che le racchiudono. Ormai fanno parte del bagaglio culturale di ciascuno di noi, sono diventate vecchie conoscenze, talvolta care amiche. E in grado di dirci ancora tante cose. Questa raccolta di racconti vuole, ancora una volta, valorizzare l’opera delle donne nel corso della storia, anche quelle immaginate da altri nella scrittura, nella musica, nelle arti. Ognuna di queste 52 eroine, acquista una vita propria attraverso il monologo che ogni autore ha scritto per lei e che, pur rifacendosi alla storia del personaggio, si colora di un tono del tutto personale e fantasioso.
“Siamo molto felici di presentare in Consiglio regionale questo volume che nasce da un lungo lavoro – ha detto la scrittrice e curatrice Nicoletta Manetti – che ha coinvolto numerosi scrittori e diventa il seguito ideale di un altro progetto al femminile “Le sconfinate- da Antigone a Amy Winehouse” che raccontava le storie di donne fuori dagli schemi. Adesso gli scrittori coinvolti danno voce a personaggi della letteratura e dell’arte che, dopo essere stati creati, vivono di vita propria e nell’immaginario di ciascuno di noi sono quasi nostri amici e ci sentiamo in grado di dialogare e dargli voce in mondo autonomo e ancora oggi hanno molte cose da dirci.”
“In questo volume troviamo 52 eroine al femminile che presentano modelli diversi – ha detto Cristina Gatti curatrice del volume e presidente Gruppo Scrittori Firenze – da personaggi mitologici come Circe, Medea, Medusa per arrivare a personaggi dei film di animazione o di serie televisive. Nel caso del mio racconto ad esempio rivive Haudrey Hepburn di < Colazione da Tiffany> e il suo personaggio di Hollly Golightly assume toni diversi e presenta aspetti inediti rispetto al film originale.”
La presentazione del libro è stata arricchita da intermezzi musicali affidati al soprano Barbara Marcacci, al baritono Lisandro Guinis e al pianista Fabrizio Mocata.
sabato 10 giugno 2023
venerdì 9 giugno 2023
giovedì 8 giugno 2023
sabato 3 giugno 2023
APPUNTAMENTO A BUDAPEST : una gradita ( nonchè sapiente) recensione di Sissi Desi
Recensione “Appuntamento a Budapest” di Sissi Desi
Da qualche parte mi ricordo di uno slogan
che diceva “Una telefonata ti salva la vita”: faceva ridere ma conteneva una
profonda verità. Ecco, secondo me, anche i libri, la lettura tante volte, se
non salva la vita, salva da tanta malinconia, tristezza, a volte anche
delusione, rabbia. Perché leggere ti permette di essere tante persone, diverse
da te, con una propria storia che poi alla fine, non so come, ma confluisce
miracolosamente nella tua.
Leggi e poi ti accorgi che in quel libro
c’è un pezzo, grande, piccolo, microscopico di te e della tua vita. A volte ti
consoli, pensando che in fondo non sei l’unico al mondo con quel particolare
passaggio, a volte trovi la giustificazione a qualcosa che hai fatto e magari
nemmeno ti è piaciuto. Perché dico questo: perché da un pezzo non riuscivo a
leggere, cosa per me gravissima e indice del mio malessere, giustificato da una
serie di fatti che non elenco. Avevo provato a leggere “Appuntamento a
Budapest” qualche tempo fa, poi mi ero fermata perché non mi andava di sciupare
la lettura di un romanzo di una scrittrice che adoro, con la mia testa volante.
Invece il miracolo è accaduto: lunedì ho ripreso il libro e in due giorni
(notte compresa) me lo sono letto.
Anche questo mi è piaciuto tantissimo e,
come dicevo, in un certo senso mi ha, se non salvato la vita, di sicuro mi ha
dato una bella spinta a leggere e, aggiungo, a tutto il resto.
Del romanzo mi è piaciuto l’intreccio, in
pratica due romanzi in uno con un’unica storia. Giorgio, vecchio, solo e imbranato
dall’amore distruttivo delle vecchie zie, non è un caso isolato: di Giorgio
Giannini ce ne sono tanti a giro. Anche senza le zie. E poi Budapest, città che
adoro, appare non come sfondo ma come protagonista con i suoi colori e la sua
atmosfera fin de siècle accanto al vecchio dottore. Imbranato sì, ma capace di
andare fino in fondo quando il ricordo dell’unica gioia vera e personale della
sua vita si trasforma in un atroce dubbio.
Questo vecchio, forse nemmeno tanto, mi ha
coinvolto in una maniera che mi sono dovuta imporre di non correre a leggere
l’ultima pagina: mi sarei guastata tutto. L’autrice lo accompagna quasi per
mano, complice e con tanta tenerezza nel suo cercare la figlia che spera di
avere. Non c’è il lieto fine, meglio, troppo scontato. E nella vita, specie in cose simili, il lieto
fine non c’è quasi mai e, se c’è, finisce sul giornale o peggio, alla tv.
Sarebbe stato un vero tremblement de terre per Giorgio e il suo cuore
malconcio, e poi chissà le chiacchiere di provincia, i sorrisini, la
condiscendenza di chi crede di essere in possesso della Verità. Giorgio, che
pure ha mostrato coraggio e intraprendenza per lui incredibili andando a Budapest
alla ricerca di Allegra, avrebbe poi avuto la forza di sostenere tutto quanto?
Vivere in provincia a volte può essere un inferno, se non sei forte e non te ne
freghi delle maldicenze. E lui, che pure avrebbe voluto portare via Marina e
sostenerla, non so se poi col passare degli anni avrebbe resistito. Ma chissà.
Forse l’autrice riprenderà Giorgio e Allegra. Non lo so. E non so nemmeno se lo
desidero perché mi piace pensare a Giorgio, come a un’altra me stessa, che
rimane col dubbio, e quindi con un margine di speranza e di sogno, anche se non
lo dice all’amico.
Posso dire due parole per la scrittrice? I
suoi romanzi mi sono piaciuti tutti. Fin dai primissimi. E ne ho letti
parecchi, non dico tutti. Scrive in modo molto piacevole, personalissimo
soprattutto nei dialoghi, elegante, ma, al di là di alcuni passaggi
spumeggianti, a volte con l’ironia e la lingua tagliente dei toscani (non dico
dei fiorentini come me: siamo terribili e antipatici …) si sente la profondità
e la ricerca di scavare nel personaggio con una partecipazione e una conoscenza
della sofferenza, tante volte accuratamente nascosta, insolita in genere negli
scrittori moderni. Questo la consegna a una cerchia ristretta per qualità e
stile di scrittura. Oggi scrivono tanti, forse troppi, direi tutti ma a lei il
titolo di Scrittrice calza alla perfezione senza se e senza ma. E meriterebbe di essere letta, conosciuta,
apprezzata molto, molto più ampiamente di quanto non lo sia già. E aggiungo:
tradotta.
venerdì 12 maggio 2023
giovedì 6 aprile 2023
domenica 26 marzo 2023
sabato 25 marzo 2023
domenica 19 marzo 2023
venerdì 17 marzo 2023
domenica 26 febbraio 2023
giovedì 23 febbraio 2023
"Soffitte condominiali" ha vinto il I premio "In cento righe 2022" di "Marginalia"
I Premio Concorso “In cento righe”
2022
Soffitte condominiali
Buonasera e grazie per la vostra
folta presenza. Devo però avvertirvi che se vi aspettate un monologo impegnato
e denso di significati meta teatrali, rimarrete delusi, in quanto le mie
vicende personali mi hanno obbligato a cambiare repertorio proprio all’ultimo
momento. Per questo confido nella vostra comprensione se il testo risulterà
improvvisato o poco divertente. Vedo che qualcuno di voi mi guarda incuriosito.
No, non temete, non ho perso la mia consueta arguzia e nemmeno la mia
prorompente comicità. Semplicemente ho deciso di gettare la maschera dell’istrione
e di dare voce alla mia dolente umanità. O forse dovrei dire umana ingenuità.
E, visto che il teatro non è nient’altro che lo specchio dell’esistenza, ho
deciso di esibirmi senza veli, come solo i grandi interpreti sanno fare. Vedo
che alcuni di voi sono perplessi. Aspettate i particolari e poi potrete
manifestarmi tutta la vostra simpatia. O il vostro disprezzo. Ora però, bando
ai preliminari e diamo inizio allo spettacolo. Dunque, la storia risale a
qualche mese fa. Per farvi capire la mia situazione userò una semplice metafora.
Prendiamo il caso che voi abitiate in un condominio nel quale ognuno ha il suo
bell’appartamento, dotato di terrazzo e soffitta. Ed è ovvio che vi sentiate
padrone a casa vostra. Un bel giorno scoprite che la soffitta non è solo vostra
ma è diventata condominiale. E da che cosa lo capite? Partiamo dall’inizio: uno
di voi – mettiamo il ragioniere del terzo piano – prende l’ascensore e sale
nella sua bella soffitta. Siccome è a tetto, si abbassa un po’ per non battere
le corna. Ad un tratto, mentre cerca in un vecchio cassone i giornalini di Tex
Willer, il nostro ragioniere vede entrare un altro condomino – mettiamo l’impiegato
dell’INPS del primo piano – che si mette a rovistare nello scaffale dove lui conserva
gelosamente i gialli di Agatha Christie. Ora, siccome il nostro ragioniere è un
tipo riservato ma cordiale, fa finta di nulla. Anzi si scansa e lascia
rovistare in pace l’intruso. Pensa che magari il suo coinquilino ha sbagliato
soffitta e gli dispiace farglielo notare perché lo potrebbe mettere a disagio.
Dopo nemmeno dieci minuti, la porta si apre di nuovo ed entra il professore del
secondo piano, il quale, come se niente fosse, si dirige verso la vostra cassetta
degli attrezzi e, senza chiedere il permesso, si impadronisce non solo del
trapano ma anche dell’intera collezione di chiavi a brugola. Ora, voi che cosa
fareste nei panni del nostro ragioniere? Converrete con me che la situazione
sta diventando un tantino imbarazzante. Se non altro perché la soffitta è
angusta e in tre ci si sta un po’ stretti. La soluzione più ovvia per il
ragioniere sarebbe quella di far presente ai signori condomini che quella
soffitta è sua e che, se proprio sono interessati ai
gialli e agli attrezzi del nonno, glieli può prestare. A patto che poi glieli
restituiscano. Ed è quello che fa il nostro padrone di casa. E fin qui ci si
potrebbe immaginare la fine dell’equivoco: – Oh mi scusi, ragioniere, ho
scambiato la porta della mia soffitta con la sua ecc.ecc. Oppure: Oddio, che
figura, se lo sa mia moglie … Invece, niente di tutto questo perché ecco il
colpo di scena: l’impiegato dell’INPS e il professore spiegano all’unisono all’incredulo
ragioniere che quella soffitta non appartiene solo a lui ma è diventata
condominiale. Proprio così! Ora vi chiederete che cosa c’entri la soffitta del
ragioniere con le mie vicende private. Ve l’ho detto prima: si tratta di una
metafora per introdurre una vicenda che, a prima vista, potrà sembrare anche
divertente ma che, per il sottoscritto, rappresenta una vera e propria beffa
del destino. Sì, perché, se io non fossi tornato a casa alle 9 di sera, invece
che alle una di notte, tutto sarebbe rimasto com’era. Voglio dire che nessuno
avrebbe invaso la mia soffitta. Ma procediamo con ordine. Immaginatevi la scena:
sono le 19,45, dopo la solita cenetta frugale, saluto mia moglie Olivia e
scendo in strada, in attesa che Egisto e Carolina mi diano un passaggio con la
loro vecchia Seat Ibiza. Lungo il tragitto carichiamo anche Otello e Marisa. Ad
essere sinceri, ci stiamo un po’ stretti ma così risparmiamo la benzina e
arriviamo in tempo per le prove. Di solito, alle nove siamo già in teatro a
declamare le nostre battute. Dimentichi delle ansie familiari e delle
frustrazioni professionali. Insomma entusiasti come dei ragazzini alla recita
dell’asilo. Sennonché, ieri sera, all’angolo fra viale Redi e via Doni, il solito destino cinico e baro ha deciso di mischiare
le carte in tavola, scombinando la monotona esistenza del sottoscritto Mario
Sorbetti, di giorno ragioniere alla SI.CAM. s.p.a. di notte primo attore, nonché regista, della
gloriosa compagnia “Becchi e bastonati”, conosciuta sia al di qua che al di là
d’Arno. Per essere più precisi: nei teatri parrocchiali per le commedie in
vernacolo e nelle case del popolo per le
parodie socialmente impegnate. Insomma, chi l’avrebbe previsto che, proprio
ieri sera la Seat Ibiza di Egisto e Carolina si sarebbe accartocciata contro un
cassonetto esalando l’ultimo disperato “vrooon”? Eh sì, è stata proprio una tragica
fatalità quella che ci ha costretto a tornarcene a casa a piedi, rinunciando alle
prove del nostro cavallo di battaglia: “Il postino suona sempre due volte”.
Sono circa le 10 quando, dopo aver salito i tre piani di scale a piedi, entro
in casa con passo felpato per non svegliare Olivia che ha il sonno leggero. Mi
siedo in salotto e, sempre per non disturbare mia moglie, evito di accendere il
televisore. Non mi rimane altro che immergermi nella mia lettura preferita: Tex
Willer. Ad un tratto, sento aprire la porta. Rimango interdetto ma subito dopo
mi rassicuro: non è un ladro. E nemmeno uno sconosciuto. Infatti, nonostante ci
si veda sempre di sfuggita, riconosco il nuovo arrivato: si tratta
dell’impiegato dell’INPS del primo piano, il quale, come se niente fosse, mi fa
un gesto di saluto con la testa e incomincia a girellare per la stanza. Ogni
tanto mi sbircia con l’aria di chi si chiede dove mi abbia già incontrato. Solo
dopo aver preso un giallo di Agatha Christie, si siede educatamente sull’altra
poltrona. E non è tutto. Aspettate a sentire che cosa è successo dopo. Passa un
quarto d’ora ed ecco che qualcuno entra nel mio appartamento. E sapete chi è?
Via su, ora è facile. Provate un po’ a indovinare. Sì, è proprio lui, il
professore del secondo piano, il quale entra con aria disinvolta nel mio
salotto come se fosse a casa sua. E, come se non bastasse si fionda con passo
sicuro verso il mobile d’angolo, apre l’ultimo cassetto e tira fuori … eh no! Stavolta c’è una variazione sul
tema: prende il tagliaunghie, si siede al tavolo e per poco non si trancia di netto l’indice della mano
sinistra. A quel punto, che cosa avreste fatto voi al mio posto? Ok, avrei
dovuto chiedere spiegazioni ma– voi non ci crederete – non ne ho avuto il
tempo. Sì, perché, mentre l’impiegato dell’INPS leggeva avidamente:” Trappola
per topi” e il professore si faceva le manicure, Olivia è entrata in salotto,
coperta soltanto da un perizoma fosforescente (modello albero di Natale
finlandese) e da uno spennato boa di piume di struzzo. Ah, dimenticavo le calze
a rete e il classico gatto a nove code. Mia moglie è sempre stata abilissima a
dominare le passioni. Anche in questo caso, ha sfoderato un aplomb da fare
invidia al compianto principe d’Edimburgo. Ha lanciato un’occhiata distratta ai presenti
e, come se nulla fosse , se n’è uscita con un annoiato: –Avanti a chi tocca! Ad
essere onesti, bisogna premettere che Olivia, senza occhiali, è più ciecata di
una talpa ed è possibile che non mi abbia riconosciuto. Il fatto sta che,
siccome io sono un tipo ospitale, non mi è sembrato il caso chiedere
spiegazioni ai nostri ospiti. D’altronde, avevo perfettamente capito il motivo
per cui erano lì. Ora vi chiederete come abbia reagito. Ebbene, vi confesserò
che non ho avuto il coraggio di ribadire di chi fosse moglie Olivia. Tanto
ormai era chiaro che Olivia era a tutti gli effetti una moglie condominiale.
Proprio come la soffitta. Cari spettatori, come vi avevo già avvertito, questo
monologo non è affatto comico. Ad ogni buon conto, la serata si è conclusa in
maniera molto civile. Come si addice ad una persona che non ama le controversie
fra vicini di casa. L’impiegato è rimasto in camera di mia moglie per
un’oretta. Anche troppo, se si considera che sul comodino non teniamo gialli di
Agatha Christie. Invece, il professore ha ribadito la sua passione per il
bricolage perché, quando è toccato a lui, si sentivano certi scricchiolii che
non vi dico. Speriamo almeno che mi abbia aggiustato la cerniera dell’armadio.
Insomma, fra una cosa e l’altra, si son fatte le una di notte. Giusto l’ora del
mio rientro dalle prove. Quando finalmente, sono potuto entrare in camera mia,
Olivia dormiva della grossa. Non si è svegliata nemmeno quando ho acceso
l’abatjour per finire di leggere l’episodio di Tex Willer che avevo iniziato in
salotto. Eh sì, cari spettatori, questi sono gli inconvenienti della vita di
condominio. Che, peraltro, ha anche i suoi vantaggi. Ve lo immaginate voi se,
invece di abitare in un palazzo a Novoli, avessi avuto una villa a Fiesole con
una soffitta tutta mia? La mia disavventura vi sia di insegnamento: quando una
signora decide di fare un’assemblea di condominio, si accerti prima che la Seat
Ibiza degli attori dilettanti abbia passato la revisione.